Come si fa?
Il mio metodo, prende spunto dall’esperienza cinematografica.
L’incredibile intreccio di questo pensiero:
il cinema è frutto della soluzione della continuità; la capacità della regia e del conseguente montaggio, annulla questa soluzione facendola percepire come un’affascinante continuità.
Il cinema è finzione temporale. Nessuna sequenza in cui sia presente un controcampo, è girata nello stesso istante ma in tempi diversi, con posizionamenti della cinepresa e delle luci alternativi alla ripresa precedente. In pratica, il 99% dei film viene girato con una sola macchina da presa che viene spostata di volta in volta per girare le diverse inquadrature della scena. Il montaggio delle varie riprese risolve in una sequenza unica e dinamica.
In pratica il mio approccio alla musica è lo stesso.
Nel cinema c’è il copione, nella musica lo spartito. Il copione è l’insieme delle “battute” dell’attore che compongono una scena. Nello spartito ci sono le “battute” musicali che compongono il brano.
Ora: si possono recitare tutte le battute di fila in un'unica sequenza. Si possono suonare di seguito tutte le battute di una canzone. Questo è il teatro dal vivo oppure nel caso della musica, una esibizione live. Nel cinema, si recitano battute precise e ci si ferma. Nelle registrazioni musicali spesso si adotta lo stesso metodo. Soprattutto negli anni settanta, anni in cui l’uso dei “preset” e la potenza dei synths era un po’ limitato, per cambiare “scena sonora” letteralmente ci si fermava come nel cinema, si cambiavano i preset e si ricominciava a suonare: un attento montaggio delle due registrazioni, ergo del nastro su cui erano state registrate le due diverse sessioni, garantiva un cambio di scena sonora stupefacente. Lo si può notare benissimo nell’opera” Cinema show” dei Genesis tra la fine della prima parte, cantata, e l’inizio della parte strumentale: si noterà un clamoroso cambio della scena sonora evidenziato tantissimo anche dall’involontario cambio di velocità del bpm che rallenta in modo davvero percepibile. Si capisce benissimo che….
“ …ok pronti? Ripartiamo da qui. Phil? Batti quattro. Ok, Steve….”
Ecco: il mio metodo è questo. Suono e riprendo le “battute musicali” fino a quando riesco con le mie capacità tecniche. Dove non riesco, mi fermo e le rifaccio con calma fino ad ottenere uno shot decoroso che poi monterò nel film insieme agli altri frammenti girati precedentemente.
Insomma : è ovvio che sbaglio e che non sono Tony Banks, quindi è chiaro che spesso sbaglio e debbo rifare la “battuta”. Quindi mi fermo, riporto indietro la base e risuono.
Di norma riprendo tutto d’un fiato il basso e la batteria che filmo più volte cambiando l’inquadratura per avere a disposizione le diverse inquadrature che daranno dinamicità al montaggio e mi permetteranno di selezionare e evidenziare le rullate eccetera...Quindi, siccome la parte di batteria che suono la conosco a memoria la rifaccio più volte praticamente identica spostando la telecamera e ripartendo daccapo con la base; durante la fase di montaggio metto le varie tracce video dello stesso brano una sopra l’altra ed eseguo una scelta delle inquadrature come si farebbe in una regia televisiva tradizionale in cui si dispongono di più telecamere e la presenza di un regista che ne decida quale vedere in quel preciso momento. Ma essendo da solo, e disponendo di una sola telecamera…
Il processo di affinazione del Lavoro, va di pari passo tra audio e video.
Principalmente dedico la prima parte dell’approccio all’insieme, partendo dal mix audio.
Suono e filmo tutte le performances e poi metto da parte il video per qualche mesetto, dedicandomi ad una prima stesura del mix audio. Una volta impostato il mix, comincio a montare le tracce video dei singoli strumenti. Parto sempre dalla batteria. Monto una traccia definitiva che utilizza tutte le inquadrature disponibili, facendo una regia che sia capace di valorizzare le parti salienti della performance: cioè quando semplicemente “tengo il tempo” l’inquadratura può essere “Larga”; quando eseguo una rullata, l’inquadratura è “stretta” sui tom per valorizzarne l’efficacia.
Poi monto la traccia del basso, poi le tastiere o le chitarre senza una particolare precedenza, perché tutto avviene senza alcuna programmazione, capita che abbia in casa la chitarra e che abbia mezzora di tempo? Monto il set e registro il video e l’audio di quel frammento. Poi finirò la stesura di quella parte magari dopo qualche giorno con vestiti diversi e luci diverse…
Una volta montate le singole tracce audio di ogni singolo strumento, monto il film definitivo.
Metto tutte le tracce video una sopra l’altra in un progetto di Vegas, faccio partire l’audio e in base a chi è in primo piano come esecuzione, metterò in primo piano anche in video:
L’intro di Down & oute è un chiaro esempio di quanto detto. Parte il synth? Si vede in Synth. Parte la chitarra? Ecco il primo piano della chitarra. Suonano insieme? Bene ecco lo split del video diviso in due sezioni per vedere entrambi gli strumenti mentre eseguono la stessa parte, e così via.
E’ ovvio che difficilmente si potranno vedere sempre tutti gli strumenti nello stesso spazio del video e nella stessa inquadratura: non è un concerto live in cui ci sono sul palco cinque persone.
Per cui anche l’uso delle inquadrature multiple deve essere bilanciato ed adeguato.
Il montaggio non deve essere un divertimento per chi lo esegue e non deve essere troppo serrato.
Io cerco sempre un compromesso tra velocità che spesso significa “far vedere tutte le cose, anche quelle più veloci ma spesso impercettibili”, e un minimo di rilievo artistico. Un’inquadratura che duri meno di un secondo, difficilmente sarà percepibile e probabilmente risulterà fastidiosa e apparirebbe quasi come fosse un errore.
Una volta diciamo così “ultimata” la base, mi dedico, impiegandoci il tempo necessario, alla registrazione della voce. Per “fading lights, a causa di impedimenti tecnici, ho semplicemente preso la tonalità dalla tastiera in soggiorno, poi sono entrato in bagn…cioè nella “sala prese” e ho di fatto cantata a “cappella” senza avere nelle orecchie la ben che minima nota musicale: tutta senza sentire una nota, il tempo o la tonalità. Ma credo che lì qualche Santo mi abbia aiutato…
Da qualche tempo mi sono ingegnato e attrezzato di furbizia e quindi utilizzo il lettore mp3 per avere nelle orecchie il premix delle basi su cui cantarci sopra. Come si fa di solito.
In nessun modo ho voluto e/o vorrei imitare o tentare di avvicinarmi alle voci mitiche di Pietro o Philippo. Questa è la mia voce. Bisogna che vi accontentiate. La registro nel bagno di casa perché c’è un inatteso e speciale riverbero; rifaccio innumerevoli volte la stessa strofa per migliorare dove possibile la pronuncia e il ritmo. Poi con il montaggio penso all’assemblaggio cinematografico per far si che appaia tutto senza soluzione di continuità.
Ecco: mi permetto di alimentare per un momento il mio narcisistico ego, per dichiarare con fermezza che abitualmente non mi esercito mai su nessuno strumento, fatta salva la batteria che avendola sempre a portata di mano, gioco forza, mi attrae ed io, beh la suono! Gli altri strumenti, semplicemente li accendo, e provo le parti seduta stante, senza avere un minimo di spartito.
Trovo tutte le posizioni di Tony e gli accordi di Steve, i groove di Mike ad orecchio.
Non scrivo una nota. Semplicemente, accendo il pc, collego lo strumento che intendo registrare e lo faccio, senza nessun problema: se in quel momento mi sento ispirato sulle tastiere, faccio le tastiere e così via. L’impostazione improbabile su tutti gli strumenti, è la diretta conseguenza di ciò.
Ripeto: non suono praticamente mai. Poi mi assale la voglia di farlo ed è una specie di uragano.
La parte conclusiva del lavoro video, è quella del color control. Cioè a dire, il tentativo di porre in essere un minimo di continuità cromatica alla fotografia del film. Girando in giorni diversi, in situazioni differenti tra esse, un semplice montaggio delle sequenze risulterebbe molto dilettantistico e stancante dal punto di vista visivo. Si tenta perciò di dare un Look al film, utilizzando il controllo delle dinamiche delle luci e dei colori agendo sul contrasto e sul calore del colore. Personalmente aggiungo come in una vera sessione di post produzione video, alcuni effetti che dinamicizzino un po’ la staticità delle inquadrature” fisse” dovute all’assenza di un operatore (cameraman). Per cui inserisco artificialmente luci inesistenti sul set e scie colorate per dare all’inquadratura un po’ di fascino in più. Questa fase del lavoro implica molto tempo di calcolo del pc nei vari rendering necessari per realizzare il nuovo spezzone di video che sostituirà definitivamente il montato della sequenza oggetto del trattamento.
E’ un continuo work in progress, ogni nuova generazione risultante da una lavorazione viene salvata e montata nella stesura del film.
La stessa sequenza girata normalmente a colori, decido di renderla cromaticamente in bianco e nero? La manipolo e poi semplicemente la sostituisco. Chiaro, no?
Di pari passo a seconda della predisposizione mentale, del tempo, e della voglia
debbo ricordarmi ed occuparmi del mix audio.
Registrate tutte le parti audio, tendo a fare dei pre-mix per ridurre il numero totale delle tracce sul progetto. Cioè a dire: se ci sono tre suoni di Synth della stessa parte faccio un accurato pre-mix per averne una singola che le contiene tutte e tre riducendo così di due tracce il numero totale.
Stessa cosa ad esempio per i cori. Registrate tutte le parti, faccio un pre-mix per ottenere una traccia stereo singola che contiene le registrazioni di una mezza dozzina di tracce. E via così.
Ovviamente prima del mix c’è la parte di esecuzione delle parti e ancora prima di essa c’è quella ancora più complessa della ricerca dei suoni. Chiaro: utilizzo molti vst. E spessissimo sommo vari suoni per ottenere quello desiderato. Ma alcuni suoni o ce li hai o non ce li hai. Ergo per l’assolo di Fading lights, ho necessariamente dovuto utilizzare l’Hard ware e non un vst: ho comprato un Korg work station A/D ed utilizzato il preset che aveva utilizzato Tony.
Il suono risulta identico. Per forza: è lo stesso.
Per i suoni di Taurus, utilizzo la generazione analogia dei tre oscillatori del mio Minimoog.
I suoni vst, li registro su cubase che utilizzo come un semplice registratore senza minimamente quantizzare alcunché. Registro le performance e poi esporto la traccia suonata, in formato audio su vegas per poterla gestire più agevolmente nell’insieme con le altre tracce. Di fatto quindi, suono su cubase, esporto la traccia su vegas (che è il mio editor di riferimento) e poi mixo su quest’ultimo. Solo che come dicevo, ha dei limiti. La gestione di trenta quaranta singole tracce audio e qualche traccia video, lo mandano in crisi, per cui è opportuno ridurre al minimo indispensabile la quantità di tracce e l’utilizzo di efx/plug-in.
Questo risultato si ottiene continuando a premontare e premixare in continuazione.
Alla fine il film sarà il risultato di una sequenza immensa di rendering e premix. Se non sei perfettamente sincronizzato il risultato sarà un disastro perché difficilmente potrai spostare e riallineare il tempo in una inquadratura che fa parte di un composit di quattro parti diverse
se l’hai montata “fuori tempo”.
Un bel casino: quindi massima attenzione al sync tra il video e l’audio. SEMPRE
Perché ormai l’avrete capito: ciò che vedete è il montaggio di un migliaio di piccoli frammenti messi insieme con certosina pazienza. Come fanno quelli del cinema…
Giù le luci, prego.